Domenica, 25 Aprile 2010 02:27

Chiesa e Mezzogiorno. Quale contributo della teologia?

Scritto da  Gerardo

Domenico Pizzuti, in occasione del seminario di studio "Quale sviluppo solidale?", ci invia un contributo dalla Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale di Napoli.




Dopo la pubblicazione il 21 febbraio del documento della Conferenza episcopale italiana "Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno", lunedì 26 aprile la Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale, presso l’Aula magna della Sezione S Tommaso, ore 9.30-13.00, mette a tema in un Seminario di studio con docenti ed esperti "Quale sviluppo solidale?", come contributo di valutazione e verifica del documento da parte della Facoltà di Teologia. Infatti il documento della Cei è il frutto di un cammino di riflessione e condivisione promosso dai vescovi delle diocesi meridionali con l’apporto qualificato delle Facoltà di teologiche e dei centri di studio meridionali, confluito nel Convegno "Chiesa nel Sud, Chiese del Sud", celebrato a Napoli il 12-13 febbraio 2009, appena richiamato al n. 2 con citazione degli Atti nella nota 7 ("Chiesa nel Sud Chiese del Sud. Nel futuro da credenti responsabili", a cura di A. Russo, EDB, Bologna 2009). Rimane l’intento di contribuire ad una crescita che veda i credenti sempre più consapevoli e responsabili nella vita sociale e politica delle comunità di appartenenza, ed i saperi teologici, filosofici in un reciproco ascolto con quelli umani e dei problemi della realtà circostante possono costituire una risorsa per una cittadinanza attiva e nuove forme di partecipazione alla vita pubblica.

Rispetto al precedente documento dell’Episcopato italiano sul Mezzogiorno la novità si ravvisa nel linguaggio “sapienziale” che denota un diverso approccio, in linea con tendenze del pontificato ratzingeriano di difesa dei confini e dell’identità cattolica, dell’affermazione del patrimonio veritativo dell’insegnamento della chiesa, di elevato valore culturale che ha una valenza di rassicurazione. Sul piano interpretativo, si può far ricorso al senso attribuito da P. Bourdieu "al concetto di illusio, ossia il fatto di riconoscere che un gioco sociale è importante, che ciò che vi avviene importa a chi vi è impegnato, a chi ne fa parte". (P. Bourdieu, "Ragioni pratiche", Il Mulino, Bologna, nuova edizione 2009, p.135). Nel caso del documento in esame, partecipando al gioco della “questione meridionale”, si stabilisce pure di giocare nei propri confini e con i propri attrezzi (saperi). Infatti il documento non si misura con dettagliate analisi economiche, politiche e neanche propriamente etico-sociali, per cui si può porre l’interrogativo se appartenga al filone tradizionale della “dottrina sociale della Chiesa” o non sia un ragionevole appello alla speranza con cui si conclude il documento. Una virata solo di linguaggio, per fare ricorso al capitale specifico da parte di un corpo religioso dirigente per marcare i confini non confrontandosi con altre elaborazioni e non interrogandosi? Sono estranee le comunità religiose del Mezzogiorno alle vicende ed a modelli culturali contigui dell’ illegalità e mafiosità delle regioni meridionali?

Due punti meritano attenzione per l’attinenza attinenza con un’elaborazione teologica da sviluppare. Il primo riguarda "la necessità di far crescere il senso civico di tutta la popolazione, l’urgenza di superare le inadeguatezze presenti nelle classi dirigenti" (n.1). Il teologo A. Russo segnala che nei lavori di preparazione del Convegno delle Chiese del Sud "si affacciava di frequente un nodo problematico. Perché al senso religioso del Sud non si accompagnano un’analoga coscienza civica, un’attenzione per la sfera pubblica, per la partecipazione alla vita della comunità civile? Perché ad una sostanziale tenuta del primo, nonostante gli anni della secolarizzazione, non fa riscontro un’incisività virtuosa delle seconde? Ci si è domandato se questa non fosse una carenza imputabile tra l’altro a una adeguata azione educativa e pastorale delle comunità ecclesiali, esperte ed interessate a trasmettere i principi della fede e dell’appartenenza religiosa, non altrettanto sollecite in questo contesto nel formare una 'mind structure', sensibile alle responsabilità sociali" (<>, in A. RUSSO (ed.), "Chiesa nel Sud, Chiese del Sud", cit., 13).

In secondo luogo, la chiara ed articolata denuncia della piaga profonda rappresentata dalla criminalità organizzata nelle regioni meridionali, la riaffermazione dell’incompatibilità della mentalità e dell’agire mafioso con la lezione del Vangelo, la definizione delle mafie come “strutture di peccato” o “peccato sociale”, interessano le sedi di elaborazione teologica e di formazione dei futuri presbiteri e religiosi per colmare la lacuna di una riflessione più specificamente teologica o etico-religiosa sui rapporti tra religione e le diverse forme di criminalità organizzata nel Mezzogiorno. <<È venuta meno, ossia, – secondo il Di Gennaro – una più articolata, costante e approfondita analisi, traducibile in un’estesa linea pastorale di forte impatto sociale delle modalità attraverso cui la coscienza morale cristiana non può che rinnegare in tutte le sue forme lo stile di vita e la cultura camorristica. Una linea pastorale capace di coinvolgere le diverse realtà ecclesiali spesso ignare della gravità del problema o capace di non abnegare al ruolo profetico di una chiesa locale che proprio sul terreno del contrasto alla camorra, dell’educazione alla legalità come senso dell’agire civile e di uno stile di vita più eticamente orientato dei cittadini può trovare più coraggiose motivazioni di aggregazione>> (G. DI GENNARO, <>, in G. DI GENNARO e D. PIZZUTI (edd.), Dire camorra oggi, cit., 75-76.).

In particolare, si deve segnalare l’esigenza di una robusta riflessione etica, che non disattenda gli aspetti strutturali ed istituzionali nella società italiana e meridionale, che talvolta si ha l’impressione essere poco presenti nell’universo culturale e religioso di soggetti ed organizzazioni ecclesiastiche a vantaggio di dimensioni primarie della vita sociale se non emozionali, ma limitanti il raggio di comprensione ed azione sociale. Anche nell’ambito ecclesiastico, urge la promozione di un “pensiero alto”, che si avvantaggi dei contributi delle diverse discipline umane. E soprattutto promuova con il contributo delle istituzioni accademiche ecclesiastiche un’elaborazione etico-pastorale all’altezza delle sfide individuate dal documento se si vuole incidere per il rafforzamento di un ethos civile delle popolazioni meridionali e contribuire alla crescita delle regioni meridionali nel contesto europeo e mediterraneo.


Napoli, 24 aprile 2010


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